La dott.ssa Rosa Incarnato, biologa-nutrizionista, con studio nel nostro centro multidisciplinare di psicologia a Seregno, oggi ci parla brevemente degli effetti del Covid sull'alimentazione e quali alimenti privilegiare in questo periodo così particolare.
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SEMINARI GRATUITI 2021 IN COLLABORAZIONE CON L'EQUIPE DELLO STUDIO DI PSICOLOGIA DI SEREGNO13/12/2020 ![]() Siamo lieti di informarvi che nella prima parte del 2021 (date ancora da confermare) avvieremo un ciclo di seminari gratuiti con diversi argomenti e attinenti al periodo pre e post-lock down e i suoi inevitabili effetti psicologici. La sede sarà virtuale se saranno ancora in vigore le restrizioni attualmente in essere, diversamente sarà possibile lo svolgimento degli stessi nel nostro studio di psicologia e psicoterapia di Seregno. Gli argomenti oggetto dei seminari del nostro studio di psicologia saranno i seguenti: COVID E DISTANZIAMENTO SOCIALE: IL DISAGIO PSICOLOGICO NEI BAMBINI. ADOLESCENTI IERI E OGGI: DIDATTICA A DISTANZA E DIPENDENZA TECNOLOGICA LA FAMIGLIA NEI GIORNI DEL COVID L’IMPATTO PSICOLOGICO DELL’EMERGENZA COVID-19 NELLA TERZA ETÀ: TRA ISOLAMENTO, PAURA E VOGLIA DI NORMALITÀ. A breve seguiranno maggiori informazioni, stay tuned :) ![]() Da domani sarà possibile prenotare un appuntamento per avere una consulenza psicologica con le professioniste del nostro studio di psicologia sito a Seregno in via Meucci 41, di recente apertura. L'iniziativa si inserisce, all'interno dei servizi già presenti nei nostri studi, nell'ottica di aiutare le persone con difficoltà specifiche emerse in questo periodo di lockdown ed isolamento, al fine di prevenire lo sviluppo di eventuali situazioni più gravi e patologiche. Sarà possibile fare più incontri (al massimo 3) e il costo avrà una tariffa agevolata di 40€ a seduta. La prestazione è sanitaria pertanto anche detraibile. Per prenotare un colloquio scrivere a sportellocovid@gmail.com Referenti del progetto: Dott.ssa Viola Arconti, Dott.ssa Sara Oltolini. ![]() Il tema rischia di essere molto ampio e probabilmente questo post sarà solo il primo di una serie di altri post su questo argomento. Volevo, però, condividere alcuni pensieri fatti nei giorni scorsi in merito agli effetti psicologici derivati dallo smart working. Qualche giorno fa stavo parlando con una mia paziente di come questa situazione che stiamo (ri)vivendo da alcuni mesi, ci abbia modificato il nostro modo di viverci. Nella descrizione della sua giornata tipo, ormai diventata identica a tutte le altre con lo smart working (ossia il lavoro intelligente che però, piano piano, ci sta rendendo tutti poco smart!) ha raccontato di come si alzi tutti i giorni, meno vogliosa di lavorare perchè da casa tutto è uguale, anche l'abbigliamento si è standardizzato: una comoda tuta e zero trucco! Diversamente a quando, invece, prima curava più ogni singolo aspetto della sua persona. Credo che questo esempio possa toccare diverse persone che sono nella stessa situazione. Personalmente ritengo che questo comportamento non aiuti molto al sostegno del proprio Sè. Attività come quelle, ad oggi, estinte nella mia paziente (che ho esortato a riprendere), risultano una deprivazione progressiva dei supporti che definiscono e regolano la propria identità. "Dottore, che senso ha truccarsi, vestirsi bene se dopo rimani a casa al telefono o davanti a un pc?". " "Capisco signora, ma lei per chi le faceva queste cose prima?" Il senso di queste attività quotidiane, a mio avviso, sta nella cura del proprio Sè, che passa anche da queste piccole cose ma che assumono un grande valore, soprattutto quando rischiano di essere tolte (già abbiamo a che fare con coprifuoco, lockdown e zone rosse). Per molti, già la presenza fisica nel proprio posto di lavoro è stata tolta, e con essa tutta una serie di piccole attività vitali che erano ad essa correlate (come per es. il caffè in pausa con i colleghi, un momento di svago e rigenerazione), se ci togliamo noi stessi gli ultimi baluardi delle attività che contribuiscono a costituire la nostra identità, rimarrà di noi, nel corso del tempo, solo un involucro vuoto che si sposta da una stanza all'altra tutto il giorno, svuotato di quella individualità che ci rende così unici e diversi da tutti gli altri. ![]() Siamo lieti di informarvi che abbiamo aperto una nuova sede del nostro studio di psicologia anche a Seregno. In quel contesto, abbiamo a disposizione più spazio che dedicheremo ad attività che si possono svolgere in parallelo. Sono presenti, oltre alla sala d'aspetto, 3 stanze dedicate alle visite e 1 stanza dedicata alle attività di gruppo, formative o alla presentazione dei nostri seminari. Nella nostra equipe di professionisti sanitari che operano a Seregno abbiamo:
![]() Negli ultimi mesi, sono stato contattato da diversi genitori con figli adolescenti che mostravano segni di sofferenza nella frequenza scolastica dei primi anni delle superiori. In questi casi, come spesso mi capita, è sempre opportuno affrontare il problema da diversi punti di vista: in primis, valutare se nella coppia genitoriale procede tutto "bene" o se vi sono "delle turbolenze" che possano far cadere la tenuta scolastica dei propri figli (che in questo caso, manifesterebbero con l'assenza scolastica un malessere familiare più che un loro problema personale). In questi casi, una volta che i genitori si mettono al lavoro sulle loro problematiche ne segue spesso una risoluzione del sintomo fobico. Altro problema, invece, quando l'evitamento della scuola risulterebbe un problema "personale": in questi casi, potrebbe trattarsi più di un problema evolutivo identitario, si potrebbe definire un blocco del normale processo di soggettivazione ed identificazione. Per spiegarlo, si deve prendere in esame quello che di norma succede in quegli anni: si è alle prese con un nuovo gruppo di pari (i nuovi compagni di classe) con cui passare del tempo ed interagire per fare nuovi legami di amicizia. Intanto, parallelamente, i giovani sono alle prese con nuove richieste di performance più competitive e pressanti (le richieste delle scuole superiori sono più pressanti rispetto agli anni precedenti), anche il corpo è alle prese con un'evoluzione e trasformazione sia sul piano fisico e che psicologico. Tutti questi elementi caratterizzano il quotidiano dei giovani di quell'età (sto parlando di ragazzi di 14 - 16 anni). Se tutti questi elementi sono in equilibrio, il giovane (sia esso maschio che femmina) sperimenterà una crescente fiducia di base nelle proprie capacità, che si stanno ampliando (sia sociali che didattiche) e proseguirà nel suo percorso evolutivo. Laddove, invece, si dovesse verificare uno squilibrio tra questi elementi, potrebbe verificarsi un blocco, un ritiro da parte del giovane che vivrebbe un crescente malessere e una difficoltà nel perseguire la sua "nuova nascita" in questo nuovo contesto. In questi casi è bene intervenire subito affinchè questo ritiro non si cristalizzi e diventi l'abitudine del giovane (le forme di hikikomori sono gli estremi di questo disagio). I blocchi scolastici possono essere superati e divenire, nel tempo, un ricordo per il giovane della sua capacità di affrontare i problemi che la vita gli pone. Ecco il mio nuovo intervento per Rtl 102.5 per la trasmissione Non Stop News del 16 gennaio 2019 in merito all'uso che si fa in adolescenza dei videogames e, più in generale, del "virtuale".
Gli adolescenti di oggi sono sempre più ingaggiati in situazioni che potenzialmente li mettono a rischio di ritiro sociale se non ben contenuti dalle azioni normative e supportive dei genitori e degli adulti di riferimento (es: insegnanti, parenti, educatori...). I geitori devono essere come il suggeritore sul palcoscenico del teatro, invisibile ai più e piuttosto distante, ma, allo stesso tempo, molto presente e "sul copione" perchè, in caso di bisogno, può intervenire prontamente e suggerire la risposta all'attore-adolescente che è chiamato a portare a termine la sua rappresentazione personale (il suo processo di soggettivazione ed individuazione come soggetto in crescita verso l'età adultaI). Se tutto questo procede bene ed ognuno fa il suo ruolo, ci saranno applausi dalla platea (la società), altrimenti si rischia un ritiro sociale e/o comportamenti autolesivi ed un blocco evolutivo dell'adolescente. A cura del dott. Marco Santini Psicologo - Psicoterapeuta Esperto in adolescenza e D.C.A santini@percorsipsicologici.com ![]() Il recente fatto di cronaca accaduto a Roma nei giorni scorsi ci deve far riflettere su quanto sia importante porre attenzione alle donne che attraversano il delicato e complesso periodo di vita della maternità, di cui spesso si sottovaluta ogni segnale di malessere o di disagio espresso. La maternità rappresenta un periodo critico per una donna, caratterizzato da profonde trasformazioni fisiche, psicologiche e relazionali. I cambiamenti e la riorganizzazione richiesti in questa fase, possono portare all’insorgenza di alcuni disturbi, tra cui la depressione post partum, che nelle società occidentali ha un’incidenza elevata e può provocare effetti negativi sulla relazione madre-bambino e sullo sviluppo del bambino. I sintomi più comuni includono umore depresso, perdita di interesse ed energia, cambiamenti alimentari e dei ritmi sonno-veglia, diminuzione della capacità di concentrarsi, sentimenti di inutilità e ricorrenti idee suicidarie. Sono numerosi i fattori di rischio che predispongono allo sviluppo della patologia: fattori biologici, ambientali, ginecologici e ostetrici, psicosociali e psicologici. Quelli che sembrano avere una maggiore incidenza sono una precedente storia di depressione, repentini cali fisiologici ormonali che si manifestano subito dopo il parto, la presenza di eventi di vita stressanti, lo scarso supporto sociale, l’ansia prenatale e condizioni economiche sfavorevoli. Conoscere quali sono i fattori che contribuiscono allo sviluppo della depressione post partum consente di predisporre degli interventi mirati e tempestivi, che possono prevenire la sua comparsa o ridurne le conseguenze negative. Sarebbe necessario un supporto che integri l’aspetto medico e psicologico dalle prime fasi della gravidanza fino al post partum, per affiancare tutte le donne affichè siano opportunamente seguite e informate su tutti gli aspetti. Il periodo della maternità dal senso comune viene dipinto come “periodo roseo” ma è anche complesso e comporta molte fatiche, che spesso vengono ignorate da chi ci circonda e la donna non si sente in diritto di esprimere le sue emozioni, soprattutto negative. Questo cambiamento ha i suoi lati oscuri, e per quanto la gravidanza possa essere desiderata ci sono aspetti scomodi che è importante riconoscere e accettare così come è importante chiedere aiuto e delegare. Anche se apparentemente sembrano sensazioni di poca rilevanza è importante dare sfogo alle proprie emozioni e prendere contatto con un esperto al fine di evitare un’emotività incontenibile. A cura della dott.ssa Simona Colamartino Da oggi è online il nuovo sito dello studio che si affianca a questo portale per la divulgazione delle nostre attività e competenze.
Se volete visitarlo lo potete farlo cliccando www.psicologosestosangiovanni.net ![]() In questo ultimo periodo, soprattutto per i fatti recenti di cronaca (vd. post precedente), si sta ponendo attenzione sull'uso che i giovani fanno dei social network, in particolare su quelli che pongono al centro dell'attenzione le immagini (caratterizzate da selfie, anche estremi), che popolano la rete. Ultimamente ci si scandalizza per il massiccio impiego e ci si chiede come regolamentare questo frequente uso. Credo che per trattare l'argomento in maniera più completa, si debba fare, però, un passo indietro. La nostra cultura sta diventando sempre più narcisistica. L'uso spasmodico delle immagini interessa i nostri figli ancora prima che possano nascere. Da alcuni anni, infatti, i genitori iniziano a "fotografarli" ancora in utero con le ecografie in 3D. Si scattano istantanee del nascituro prima della sua nascita e si continua a farlo in ogni ricorrenza possibile: la nascita, il primo bagnetto, la prima recita..ecc. Si è più interessati a fare lo scatto migliore, trovare l'inquadratura più idonea, e meno a vivere l'evento che si sta svolgendo, a condividerlo nel hic et nunc. Gli adolescenti di oggi sono cresciuti in questi contesti. Ora che iniziano loro stessi ad utilizzare questi strumenti glieli vogliamo togliere? Mission impossible, per citare un famoso film! Credo, invece, che si debba regolamentare questo uso a partire dagli stessi adulti. Sono, infatti, i primi ad abusarne in ogni dove (su ogni mezzo di trasporto si vedono i passeggeri intenti a leggere notizie sul cellulare, a guardare i profili social di colleghi e conoscenti, a consultarlo come se fosse un oracolo, dimenticando l'importanza delle relazioni umane, reali). L'avvento della tecnologia non è il male degli adolescenti, ma deve essere regolamentata ed usata nel miglior modo possibile. Purtroppo, troppo spesso, invece, i primi a farne un uso improprio sono gli stessi genitori, come nelle situazioni pubbliche dove si fanno vedere video ai bambini per farli stare calmi o gli si insegna a giocare sui giochi del telefono così i genitori possono terminare quello che stavano facendo. Poi però non ci si può lamentare quando da adolescenti non si riescono più a staccare dalle varie console dove passano diverse ore al giorno (e alcuni anche di notte). Il bisogno di regole è una richiesta implicita che gli adolescenti ci chiedono nella loro crescita (tumultuosa) e noi come adulti non possiamo non rispondere a questa chiamata. A cura del dott. Marco Santini Psicologo-Psicoterapeuta |
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Dicembre 2020
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Gli articoli presenti in questo blog di psicologia sono redatti dallo staff dello studio di psicologia e psicoterapia "Percorsi Psicologici" nel comune intento di divulgare temi a carattere psicologico e di fare cultura per un sano benessere psicologico. |