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FOBIA SOCIALE: COME RICONOSCERLA E SUPERARLA

22/3/2017

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La fobia sociale, o ansia sociale, è un disturbo d'ansia che si caratterizza per la paura di agire di fronte alle persone in maniera imbarazzante o umiliante, ricevendo giudizi negativi. 
Statisticamente colpisce maggiormente le donne e la percentuale di persone che ne soffre è di circa il 13% (dato che tiene conto di chi l'ha provata anche per un singolo episodio nella propria esperienza di vita).


L’uomo viene definito dalla sociologia come un’animale sociale poiché ha la possibilità di interagire con gli altri esemplari della stessa specie. Questa caratteristica è molto importante siccome è rilevante per diverse funzioni dell’esistenza come la creazione di una famiglia, la possibilità di avere un lavoro, avere rapporti sentimentali con altre persone...

Anche se alcune situazioni comuni generano ansia sociale, chi è affetto da questa problematica tende a evitare del tutto quelle condizioni che possono essere causa di possibile sofferenza.
Ciò che caratterizza la fobia sociale è proprio la paura di essere criticati quando si segue un lavoro o un compito di qualsiasi genere, il quale sarà poi valutato da terzi. Le forme di fobia sociali sono diverse.

C’è chi manifesta l’ansia solo in specifiche situazioni di prestazione, come parlare in pubblico, durante un esame o test. In altri casi, ossia quelli più gravi, l’ansia si manifesta nella maggior parte delle situazioni interpersonali e pubbliche (con notevole compromissione del benessere della persona).

In entrambe le circostanze, l’agitazione è dovuta alla paura di non portare a termine, o farlo nel modo sbagliato, un compito assegnato.

Tra i rimedi migliori possiamo annoverare: farmacoterapia (ansiolitici o antidepressivi possono aiutare se in concomitanza con un percorso introspettivo psicoterapeutico); psicoterapia (buone evidenze si hanno dalle terapie psicodinamiche che "scavano" nel profondo, nelle radici del malessere che ha generato la fobia e dalle terapie cognitive-comportamentali che tende a modificare sia il pensiero che il comportamento disadattivo).

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta
santini@percorsipsicologici.com

Psicologo Sesto San Giovanni


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IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

17/2/2015

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come curare il disturbo ossessivo compulsivo"Qualcosa è cambiato" (1997)
Chi ha visto il film "Qualcosa è cambiato" con Jack Nicholson può avere un'idea di che cosa è il disturbo ossessivo compulsivo, dove il protagonista dava un grande sfoggio di questa patologia che rientra nei disturbi della sfera ansiosa.

Il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo d'ansia costituito dalla presenza di ossessioni e compulsioni.
Tornare ripetutamente per 2-3 volte a controllare se si è chiusa la porta, il gas, la portiera della macchina...sono comportamenti che rientrano tutti in questo ambito! Ma non sono necessariamente segno di patologia!!!

La persona, infatti, sente un pensiero che diviene "ossessivo" cioè costante nella sua ripresentazione nella mente fino a quanto non mente in atto la "compulsione" ossia l'azione corporea che va a tranquillizzare e a far svanire il pensiero.

Le ossessioni possono essere delle immagini mentali, pensieri o impulsi che si manifestano ripetutamente nella mente di una persona e che sono percepiti come sgradevoli ed intrusivi. Questi fenomeni mentali involontari infastidiscono molto le persone che ne soffrono, sia perché sfuggono al loro controllo sia perché provocano delle emozioni negative (es. paura, disgusto, senso di colpa, ecc.), a tal punto che in molti casi si sentono costrette a mettere in atto una serie di comportamenti ripetitivi o di azioni mentali per ridurre lo stato di disagio che li attanaglia (compulsioni).


COME CAPIRE SE SI SOFFRE DI QUESTO DISTURBO

Normalmente, si usa il termine ossessione per segnalare un pensiero che si presenta con un'insistenza nella nostra mente; c’è tuttavia una grande differenza tra il significato popolare del termine e quello clinico.

E’ assolutamente normale, infatti, in certi frangenti, avere per la mente dei pensieri che ci tormentano. E’ naturale essere preoccupati se una persona a noi cara è ammalata, se dobbiamo fare un esame o se dobbiamo pagare un debito.

Le ossessioni si differenziano, dunque, dalle normali preoccupazioni per il loro contenuto, queste ultime sono infatti delle paure fondate e legate a problemi reali della vita quotidiana

Le diversità tra i normali pensieri intrusivi indesiderati e le ossessioni patologiche sono di ordine
quantitativo e ricorsivo, non di contenuto
.

Le ossessioni patologiche, infatti, hanno una maggior frequenza, creano comportamenti emozionali più intensi e maggiore disagio, sono più difficilmente controllabili e durano per tempi più lunghi. E’ necessario pertanto ipotizzare la presenza di un d.o.c solo quando i sintomi persistono, creano molta ansia e molto disagio o interferiscono pesantemente con la vita di tutti i giorni.


A cura del dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta
santini@percorsipsicologici.com


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FOBIA SPECIFICA: TRATTAMENTO, CAUSE E SINTOMI

16/2/2015

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fobia specifica
Con fobia specifica, si intende qualsiasi tipo di malessere caratterizzato da una irrazionale e grandissima risposta di paura in concomitanza con l'esposizione a specifici oggetti o situazioni, nonché un comportamento di evitamento con gli oggetti o le situazioni temute.

Pertanto , la fobia semplice o specifica comprende sia la reazione di paura in presenza (o nell'attesa) di particolari situazioni ed oggetti, sia un comportamento di evitamento del contatto diretto con gli le situazioni stesse o gli oggetti.

La persona che soffre a volte non è in grado di immaginare le situazioni o gli oggetti temuti se non per pochi secondi e può temere anche di nominarle. Questo disagio può essere attivato sia dalla presenza che da elementi che anticipano la presenza dell'oggetto o della situazione che crea malessere.

Gli adulti in generale sono in grado di riconoscere che tali reazioni non hanno una base ragionevole, pur non essendo in grado di controllarla.


Spesso il trattamento di elezione è un percorso di psicoterapia personale (cognitivo-comportamentale; psicoanalitico) che permette alla persona di riconoscere la causa più profonda di questo disagio che "emerge" dal profondo solo attraverso l'oggetto fobico (che diviene a sua volta il depositario di una paura spropositata che ha poco a che vedere con l'oggetto o la situazione reale!).

L'evitamento di questo disagio non è una buona pratica perchè alla lunga il malessere "che bussa alla porta dell'io" della persona tenderà  a crescere, se non curato, e a "buttare giù" la porta e le difese interne dell'individuo, creando molti più danni e limitazioni della vita della persona.

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta
santini@percorsipsicologici.com



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Fobia Specifica: di che cosa si tratta e come curarla

19/6/2014

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La fobia specifica è caratterizzata da un'ansia significativa provocata dall'esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento. Viene riconosciuta l'eccessività della paura e l'irragionevolezza della paura che comunque non si riesce a controllare.

Secondo una visione psicodinamica, ogni fobia ha una componente di repulsione e di attrazzione inconsapevole verso l'oggetto temuto (come scrive Jovanotti in "Mi fido di te", .."la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare"...).

Quando dei pensieri proibiti sessuali o aggressivi che potrebbero portare a una ritorsione punitiva minacciano di emergere dall'inconscio, viene attivato un segnale d'ansia che porta allo spiegamento di 3 meccanismi di difesa: spostamento, proiezione ed evitamento.

Tale difese contengono l'ansia rimuovendo il desiderio proibito. Il prezzo del controllo dell'ansia è la creazione di una nevrosi fobica. In sintesi, gli oggetti e le situazioni temuti rappresentano gli oggetti interni paurosi. La paura viene proiettata e spostata sull'oggetto esterno in modo da poterla controllare (infatti in questo modo diviene circoscritta ed evitabile).
L'evitamento contribuisce all'aumento della paura e quindi del blocco emotivo verso quel particolare oggetto o situazione.

COME INTERVENIRE:

Una psicoterapia psicodinamica, in questi casi, si pone l'obiettivo di rielaborare i termini inconsci del conflitto, rappresentato simbolicamente dall'oggetto temuto. Si tenta di individuare e favorire la canalizzazione delle pulsioni inaccettate che determinano lo stato conflittuale. Si cerca inoltre di riparare gli oggetti interni temuti con l'interiorizzazione di un oggetto buono sufficientemente contenitivo, rappresentato dall'esperienza vissuta nel corso della propria terapia.

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta
Studio Psicologo Sesto San Giovanni
santini@percorsipsicologici.com



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Agorafobia: caratteristiche e rimedio

7/6/2014

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L'agorafobia è un disturbo dove il soggetto prova una forte ansia quando si trova in situazioni dalle quali gli sembra difficile o imbarazzante allontanarsi e teme di non poter ricevere aiuto se viene colto da un attacco di panico.

L'attacco temuto si manifesta soprattutto quando la persona è sola o lontana dai suoi punti di riferimento come la casa. Si registrano esempi di persone in preda a tale attacco in luoghi affollati (per esempio lunghe code) o in mezzi di trasporto (treni, autobus, auto).

La persona per evitare l'evento temuto cerca di limitare al massimo gli spostamenti e quando è costretta ad uscire si fa accompagnare da qualcuno.
Inoltre i soggetti riferiscono spesso di sentirsi come sospesi senza il terreno sotto i piedi, di avvertire il baricentro spostato, di provare smarrimento, di non sapere dove andare e di provare una sensazione di mancanza d'aria.

CURARE L'AGORAFOBIA

L'agorafobia si manifesta in ambito nevrotico e quindi il rapporto con la realtà è prevalentemente conservato, ciò permette di applicare una terapia psicodinamica in quanto la persona è in grado di lavorare con le interpretazioni e di accedere ad aspetti di profondità, anche se non completamente consapevoli.


A cura del dott. Marco Santini
Psicologo- Psicoterapeuta
Studio Psicologo Sesto San Giovanni (MI)
santini@percorsipsicologici.com




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Fobie: sintomi e cura

4/6/2014

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DESCRIZIONE DELLA FOBIA

La fobia appartiene alla categoria dei disturbi d'ansia ed è contraddistinta da una grande paura per qualcosa di ben preciso e definito (fobia specifica) che viene definito l' "oggetto fobico".
I più famosi sono ad esempio i ragni, i cani, i topi, le altezze.
La persona, trovandosi davanti all'oggetto fobico, prova un'intensa paura, sproporzionata ed entra in "ansia".

Anche il solo pensare all'evento, all'oggetto fobico, può provocare l'attivazione di un'intensa ansia. La persona con questo disturbo cerca di evitare le situazioni in cui la fobia specifica si manifesta per non essere preda di un Attacco di Panico (vedi nostro articolo su questo blog sugli attacchi di panico).
Gli attacchi provocano una sensazione di terribile paura, e si manifestano con sintomi fisici che provocano grande disagio, fino alla paura di impazzire o morire.

Fra le fobie specifiche più diffuse vi sono quella degli animali, quella degli ambienti naturali, quella del sangue, infezioni o ferite e quelle legate a determinate situazioni (treno, aereo, guidare, ascensori ecc.).

Nel corso della vita la fobia specifica può colpire dal 7,2 al 11,3% della popolazione e in genere è più frequente fra le donne che fra gli uomini, in un rapporto 2 a 1.


CURARE LA FOBIA:


Le interpretazioni della fobia sono varie, a seconda delle modalità di indagine e di approccio impiegate.

Per la psicoanalisi la fobia è imputabile alla rimozione di contenuti inconsci che manifestano il loro effetto portando l'individuo ad evitare una certa situazione. L'evento traumatico (appartenente al periodo dell'infanzia o della vita adulta) subisce un fenomeno di spostamento su una situazione o su un oggetto specifici.

A livello di pulsioni inconsce, la fobia è causata dalla rimozione di un'idea, di un desiderio o di un impulso inaccettabile. In pratica, l'oggetto fobico sarebbe stato inconsciamente prescelto perchè ritenuto meno pericoloso dell'oggetto originario temuto, pertanto su di esso si sono depositate le angosce e le paure che l'hanno poi reso così temuto dall'individuo.

Di norma, le fobie vengono curate e risolte con un buon percorso di psicoterapia, meglio se di orientamento psicoanalitico, dato che permette una maggiore introspezione ed analisi del proprio Io, garantendo una comprensione alla persona delle proprie parti e aspetti del Sè, anche quelli che fino a quel momento erano meno conosciuti.

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo- Psicoterapeuta
Studio Psicologo Sesto San Giovanni (MI)
santini@percorsipsicologici.com



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L'Attacco di Panico: Come riconoscerlo?

30/5/2014

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L’attacco di panico fa parte dei disturbi di ansia e negli ultimi anni ha avuto un grande clamore mediatico. A livello sintomatico, in un breve lasso di tempo, c'è una grande agitazione interna che di solito arriva ai dei picchi significativi nel giro di mezz'ora, durante il quale la persona prova un'improvvisa e intensa apprensione associata a una vivida paura di morire o di perdere il controllo della propria mente, del proprio corpo, spesso associati ad una sensazione di catastrofe imminente.


Per essere reale e diagnosticabile come attacco di panico, questa sensazione deve essere accompagnata da almeno 4 dei seguenti sintomi:

  • Senso di costrizione o dolore al torace
  • Tremori
  • Nausea o nodo allo stomaco
  • Debolezza delle gambe
  • Visione annebbiata
  • Tensione muscolare
  • Vampate di caldo o di freddo
  • Bocca secca
  • Impressione di non riuscire a pensare chiaramente o di non riuscire a parlare
  • Impressione che le cose intorno non siano reali
  • Paura di morire, di perdere il controllo, o di comportarsi in modo bizzarro
  • Respiro affannoso
  • Palpitazioni
  • Vertigini o giramenti di testa
  • Sensazione di soffocamento o mancanza d'aria
  • Sentirsi svenire
  • Sudorazione
  • Formicolii alle mani o ai piedi


Generalmente si può riuscire ad imparare a controllarlo nel tempo, ma perchè dover controllare qualcosa che si può sconfiggere? I rimedi messi in campo dalla psicologia sono sicuramente diversi e spesso validi, tuttavia, ritengo che un percorso introspettivo attraverso una psicoterapia sia lo strumento vincente (talvolta associato all'uso di farmaci ansiolitici, prescritti da un medico psichiatra. Evitate il fai da te sulla vostra salute!).

Alla prossima
dott. Marco Santini - psicologo, psicoterapeuta

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