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EQUIPE DSA: VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONE PER LA SCUOLA

28/3/2022

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I disturbi specifici dell'apprendimento, più noti come DSA, sono sempre esistiti ma, negli ultimi anni, si è prestata un'attenzione crescente a questi, che di fatto, non sono delle patologie, è bene precisarlo, ma modi diversi di apprendere (sicuramente più disfunzionali per il giovane che li manifesta, ma correggibili, con modalità correttive che si possono imparare con un professionista esperto nella materia (es: con un tutor per i Dsa e/o uno psicologo esperto in Dsa).

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Nel nostro studio di psicologia, sia nelle sedi di Seregno che di Sesto San Giovanni, abbiamo, nella nostra equipe, una psicologa e una neuropsicologa, entrambe esperte nella valutazione e certificazione dei DSA, oltre ad una logopedista e neuropsichiatra infantile.

Infatti, il nostro studio è accreditato e certificato dalla ATS di Monza e Brianza come ente privato autorizzato al rilascio della certificazione di I° livello.

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Questa certificazione, di norma, è richiesta dalla scuola di appartenenza del bambino, e serve ai fini scolastici per poterlo aiutare poi con l'attivazione di strumenti compensativi da poter utilizzare a scuola (es: l'uso di mappe concettuali, l'uso del PC per chi ha la dislessia, o l'uso della calcolatrice per fare i calcoli per chi ha la discalculia).

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Oltre alla valuzione e certificazione dei disturbi specifici dell'apprendimento, il nostro studio di psicologia eroga riabilitazioni (più propriamente dette "riabilitazioni funzionali" dei disturbi specifici dell'apprendimento a livello individuale o a piccoli gruppi.


Per maggiori informazioni contattateci usando questo modulo.

A cura dello Staff dello Studio di Psicologia
"Percorsi Psicologici"
Psicologi a Seregno e a Sesto San Giovanni.



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INTERVENTO DEL DOTT. MARCO SANTINI  A RTL102.5 SU ADOLESCENTI, DIPENDENZA DA VIDEOGAMES E USO DEL VIRTUALE

18/1/2019

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Ecco il mio nuovo intervento per Rtl 102.5 per la trasmissione Non Stop News del 16 gennaio 2019 in merito all'uso che si fa in adolescenza dei videogames e, più in generale, del "virtuale".

Gli adolescenti di oggi sono sempre più ingaggiati in situazioni che potenzialmente li mettono a rischio di ritiro sociale se non ben contenuti dalle azioni normative e supportive dei genitori e degli adulti di riferimento (es: insegnanti, parenti, educatori...). I geitori devono essere come il suggeritore sul palcoscenico del teatro, invisibile ai più e piuttosto distante, ma, allo stesso tempo, molto presente e "sul copione" perchè, in caso di bisogno, può intervenire prontamente e suggerire la risposta all'attore-adolescente che è chiamato a portare a termine la sua rappresentazione personale (il suo processo di soggettivazione ed individuazione come soggetto in crescita verso l'età adultaI).

Se tutto questo procede bene ed ognuno fa il suo ruolo, ci saranno applausi dalla platea (la società), altrimenti si rischia un ritiro sociale e/o comportamenti autolesivi ed un blocco evolutivo dell'adolescente.

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta
Esperto in adolescenza e D.C.A
santini@percorsipsicologici.com

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NUOVO SITO

28/11/2018

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Da oggi è online il nuovo sito dello studio che si affianca a questo portale per la divulgazione delle nostre attività e competenze.

Se volete visitarlo lo potete farlo cliccando www.psicologosestosangiovanni.net

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TERAPIA DI COPPIA: QUANDO E' NECESSARIA?

6/3/2018

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terapia di coppia
In questo articolo prendiamo in esame quando è necessario intraprendere una terapia di coppia da uno psicoterapeuta esperto in problematiche di coppia. Molto spesso, infatti, veniamo contattati solo quando la situazione all'interno della coppia si è resa così difficile che anche il nostro intervento come professionisti del benessere psicologico risulta essere difficoltoso se non vano e assistiamo allo sgretolarsi di relazioni e ad epiloghi fatti di separazioni ed altà conflittualità.

Pertanto, in questo breve articolo, vogliamo indicare i fattori che a nostro avviso devono essere considerati dei campanelli d'allarme per poter iniziare sin da subito una terapia di coppia che possa trasformare e bonificare le dinamiche disfunzionali innescate nella relazione sentimentale e rendere nuovamente lo stare insieme un momento piacevole e arricchente la vita della singola persona.


Una premessa risulta doverosa, chi decide di intraprendere una consultazione di coppia deve sapere che non verrà giudicato, la terapia di coppia non mira a capire torti o ragioni o a dare giudizi, bensì si orienta nell'individuare quali sono le dinamiche (disfunzionali) presenti nella coppia, prenderne coscienza per cercare di modificarle nel corso del trattamento clinico.

I campanelli di allarme che più spesso sono segnale di un malessere profondo sono:


  1. difficoltà a comunicare al partner
  2. difficoltà sul piano relazionale e diminuzione del tempo passato insieme
  3. continue crisi di pianto, di rabbia, di gelosia
  4. pensieri di tradimento (agito o fantasticato)
  5. difficoltà della sfera sessuale (assenza di rapporti o mancanza di piacere)
  6. crisi coniugale
  7. sentimenti di delusione e di estraneità nella coppia
  8. problemi di infertilità
  9. malattia grave di uno dei due partner
  10. malessere crescente quando si è in compagnia del partner

In presenza dei fattori sopra esposti, il nostro consiglio è quello di prendere contatto con un consulente di coppia che possa in pochi colloqui (generalmente sono necessari 3 incontri) inquadrare il problema in essere all'interno della coppia e la dinamica disfunzionale che si è creata.

Dopo questa fase, si può valutare con maggiore consapevolezza se c'è il desiderio da parte del nucleo, di iniziare una vera e propria terapia di coppia che possa sciogliere i "nodi" che si sono venuti a creare (spesso negli anni) per migliorare la qualità della vita e il benessere dei singoli individui e dei familiari a loro vicini.

E' bene specificare che non sempre lo stare insieme è la scelta migliore o quella che è determinata dall'esito della terapia di coppia, infatti, in  alcuni casi, piuttosto rari, le coppie al termine della terapia decidono di separarsi. Tuttavia arrivano a questa scelta con una consapevolezza diversa, più matura e senza rimorsi per non averci provato fino all'ultimo.

Molto più spesso, invece, le dinamiche di coppia ritornano ad essere più funzionali e più orientate al desiderio dello stare insieme e le persone riprendono il loro percorso di vita con un bagaglio esperenziale maggiore e con una consapevolezza dei bisogni e desideri del partner più matura e più attenta.



A cura dello staff dello studio di psicologia
"Percorsi Psicologici"



PER CONTATTARCI
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PSICOLOGI PER L'ADOLESCENZA: ISTRUZIONI PER L'USO

5/3/2018

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PSICOLOGI PER L'ADOLESCENZA
Spesso veniamo contattati per aiutare adolescenti in difficoltà o che hanno un blocco evolutivo. In questo post vogliamo, dunque, esplicitare il nostro modo di lavorare con i ragazzi che vivono situazioni problematiche per poter aiutare eventuali genitori in difficolta' nel già difficile ruolo del "genitore".

Il nostro studio di psicologia, infatti, ha un'area di grande attenzione verso l'adolescenza e verso i problemi che i genitori possono incontrare nel corso della crescita dei loro figli. Siamo specializzati in problematiche dell'adolescenza e abbiamo alcuni psicologi-psicoterapeuti che si sono dedicati nella loro formazione clinica pluriennale ad acquisire competenze specifiche relative ai problemi dell'adolescenza e della pre-adolescenza.

In questi anni, abbiamo trattato diverse problematiche cliniche che hanno esordio in adolescenza e che, se non curate, spesso si possono trascinare anche nell'età adulta. Il nostro campo di intervento e i nostri professionisti trattano disturbi alimentari (anoressia, bulimia) e tutto ciò che ha a che fare con l'attacco al corpo (cutting, autolesionismo in genere, bruciature, tentati suicidi, blocchi scolastici e ritiro sociale e relazionale).

Questi comportamenti sono espressione di un malessere profondo a cui si deve dare voce cercando un luogo e un canale comunicativo dove poter esprimere a parole questo disagio piuttosto che agirlo inconsapevolmente con il corpo.

Il nostro approccio nella cura degli adolescenti passa da una metodica di consultazione caratterizzata da 3 fasi:


  1. la fase preliminare è costitutita da 1-2 colloqui psicologici in cui si ricevono i soli genitori (se il nucleo è separato, laddove possibile si vedono ugualmente insieme o, in alternativa, se è presente un'alta conflittualità si vedono separatamente) in modo da avere il punto di vista della madre e del padre per rendere esplicita la loro visione delle cose e far emergere i loro pensieri e le loro idee su quello che sta capitando al proprio figlio/a. La presenza di entrambi i genitori nel percorso di cura del figlio/a è fondamentale per una buona alleanza terapeutica (oltre che per questioni legali essendo necessaria la firma di entrambi per poter offrire una consulenza psicologica al proprio figlio/a se è minorenne).
  2. nella fase centrale, si vede il ragazzo/a per 2 incontri, da solo/a, in modo da comprendere ciò che sta avvenendo e iniziare a gettare le basi per un eventuale lavoro terapeutico. Questo passaggio è molto delicato perchè si inizia a creare un'alleanza terapeutica con l'adolescente che sarà poi fondamentale per il lavoro successivo, laddove venga ritenuto necessario. Infatti, non è così scontato che persista il problema e che non lo si possa risolvere in pochi colloqui preliminari.
  3. nella fase finale, si effettua un ultimo colloquio di restituzione all'interno nucleo (genitori+figlio/a) dove si rimanda il funzionamento delle dinamiche che causano problemi e quali possono essere i percorsi migliori per quell'adolescente per un sano recupero del proprio equilibrio psicologico (psicoterapia individuale o di gruppo). In alcuni casi, è anche consigliato ai genitori d'iniziare ad intraprendere un percorso di sostegno psicologico per aiutarli nella relazione con l'adolescente.

Nel caso in cui si inizia poi un percorso psicoterapeutico per l'adolescente è importante precisare che lo psicoterapeuta che seguirà il proprio figlio/a non può seguire anche i genitori che vengono aiutati, nei casi in cui ci sia una richiesta di supporto genitoriale o se le condizioni lo richiedono, da un altro psicoterapeuta che lavora in rete con il collega che segue il figlio/a.

In questo modo, riusciamo a garantire a ciascun soggetto richiedente uno spazio esclusivo d'aiuto, sia all'adolescente che al genitore, dove poter portare il proprio disagio e dover poter lavorare per un sano benessere familiare e personale.

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo-Psicoterapeuta



PER CONTATTARCI
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La fine di un amore

9/10/2017

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psicologo dipendenza affettiva
LA FINE DI UN AMORE

“Non siamo mai così privi di difese come nel momento in cui amiamo” (S. Freud).

È con questa frase di Freud che vorrei iniziare un breve articolo sul tema della fine di un amore.

Le relazioni sono essenziali per ognuno di noi e la nostra quotidianità è in gran parte sociale, dalla nascita e per tutta la nostra vita l’Altro occupa un posto significativo nel nostro percorso e nella nostra crescita.
Per questi e altri motivi la fine di una relazione amorosa può essere fonte di grande dolore.

Quello che vuole dirci Freud con quelle parole è che nel momento in cui amiamo siamo esposti anche, ma non solo, alla sofferenza. Le nostre barriere e difese che siamo abituati ad avere nei confronti di persone che conosciamo poco o di cui abbiamo una non completa fiducia vengono meno in una relazione con la persona di cui siamo innamorati.
Quando la relazione amorosa finisce siamo soliti, qualche volta mettendoci proprio una mano sul petto, fare affermazioni del tipo “ho il cuore in pezzi”, “mi ha dato una coltellata al cuore” e altre frasi dal significato analogo.

In realtà, la scienza ci dice che questa sofferenza non ha origine nel cuore ma nel nostro cervello.
A dimostrazione di ciò, è stato condotto uno studio da Ethan Kross nell’Università del Michigan su un gruppo di volontari.

Gli sperimentatori hanno sottoposto i soggetti sperimentali alla visione di fotografie dell’amante perduto in risonanza magnetica, al fine di rilevare le risposte del cervello durante la riattivazione del dolore amoroso. Questo test è stato ripetuto inducendo negli stessi volontari un dolore fisico mediante uno stimolo termico.

Cosa è stato osservato? In entrambe le situazioni sperimentali si sono attivate la corteccia secondaria somatosensoriale e l’insula dorsale posteriore.

Questo studio ci dice che la fine di una relazione amorosa, oltre a provocarci una sofferenza psicologica, ci fa lo stesso male di una scottatura ed è quindi fonte di un dolore anche fisico.

L’elaborazione di una perdita di questo tipo è molto importante poiché, pur non eliminando il dolore e la nostalgia, ci consente di comprendere e accogliere le nostre emozioni, di conoscere qualcosa in più su noi stessi e sul nostro modo di essere in relazione con l’Altro e ci protegge da un blocco emotivo, consentendoci di mantenere un equilibrio e un’apertura verso il mondo, fondamentali per tornare ad amare di nuovo.


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SEMINARI A VARIO TEMA: ADOLESCENZA E DCA

22/9/2016

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Foto
Inizia a breve la programmazione del nuovo ciclo di seminari a partecipazione gratuita su alcuni degli argomenti più discussi e complicati e di cui si ha maggiore bisogno di un aiuto professionale.
I seminari sono condotti dai professsionisti del nostro centro, si terranno nella nostra sede di Sesto San Giovanni (MI) e partiranno dal seconda metà del mese di ottobre.

I primi ad essere calendarizzati hanno il seguente tema:


"Adolescenza e genitorialità: un incontro (im)possibile?"
"DCA: disturbi del comportamento alimentare in adolescenza"


Per ricevere informarmazioni e per partecipare scriveteci qui.



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Problem Solving: la capacità di stare meglio

16/10/2014

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problem solving strategico
Il problem solving è una tecnica di risoluzione dei problemi che viene molto spesso utilizzata anche in ambito aziendale e formativo per aiutare l'equipe a padroneggiare strumenti individuali che permettono di risolvere eventuali criticità che possono sorgere nel proprio ambito di azione e di competenza.

Ora, ma cosa si intende per problema???


Il problema è uno scostamento dalla norma attesa rispetto al risultato ottenuto, ossia qualcosa ci è andato storto e si è creato un gap tra il proprio desiderio e la realtà ottenuta. Diviene molto importante, in questi casi, considerare la situazione in ottica positiva, ossia "vedere il bicchiere mezzo pieno" per usare un detto popolare (e saggio). Questo permette alla persona di predisporsi in una posizione attiva, "cosa posso fare allora per riempire l'altra metà?", ci si potrebbe domandare.


In questa ottica, i problemi diventano solo degli ostacoli momentanei, sicuramente fastidiosi perchè non ci permettono una gratificazione voluta - il raggiungimento della meta - ma di natura transitoria.

Anche in ambito clinico vale lo stesso.

Il desiderio di "guarire" da un malessere, da un sintomo persistente e fastidioso che ci si porta dietro, magari da anni, diviene un'occasione per l'individuo di guardarsi dentro, osservare "il problema" e prenderlo in mano.

Certo tutto ciò ha dei costi e non mi riferisco solo a quelli economici.
Questa operazione richiede prendere il mano le proprie "ferite", aprirle e guardarle anzichè tamponarle e coprirle come instintivamente si è sempre fatto. Ma fare ciò, rende anche le proprie ferite delle "feritoie", attraverso le quali si può scoprire parti del proprio mondo interno che prima non si vedevano, ascoltarle, sistemarle ed eventualmente anche colmarle, come con il bicchiere mezzo vuoto dell'esempio di prima, in una reale esperienza di completezza e di cambiamento.

Stay tuned
Dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta


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Sto male, ho bisogno di un aiuto: a chi rivolgersi???

15/10/2014

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Il post di oggi nasce dall'esperienza che ho vissuto in un momento di libertà dal lavoro. Oggi ho avuto un paio di ore libere tra un paziente ed un altro e mi sono lasciato rapire da internet e ho "liberamente" associato via web, potrei dire usando a prestito dei termini psicoanalitici.
La cosa che più mi ha colpito, da addetto ai lavori, è la platea di professionisti, o presunti tali, che utilizzano il web per pubblicizzare la loro attività: nella mia ricerca, posta nell'ottica di una persona bisognosa, ho trovato nel giro di pochi minuti siti di counselor, psicologi, alcuni molto presenti su internet che ti pubblicizzano servizi online e e-books (tanto da domandarmi se forse hanno sbagliato lavoro!), psicoterapeuti di vari indirizzi, medici con diverse specializzazioni, una life coach (a cui vanno i miei complimenti per il sito, molto bello graficamente anche se non ho ancora capito bene il metodo di lavoro e l'efficacia della proposta! Comunque brava per il sito). Ora, questo "giro di giostra" tra queste figure mi ha lasciato un pò disorientato e, mi prefiguro, che un simile stato può essere amplificato in chi non tratta nel quotidiano questi argomenti. Da qui la voglia di condividere con voi questa sensazione e alcuni spunti che spero possano aiutarvi in caso di bisogno. Li riassumo per punti per comodità:

1) VALUTARE IL CURRICULUM VITAE E LA FIGURA PROFESSIONALE
Direi che il primo e fondamentale punto di partenza per orientarsi sulla scelta di un aiuto concreto, sia quella di valutare la figura professionale di cui avete bisogno. E' bene sottolineare questo aspetto perchè le figure non sono tutte uguali. Lo psicologo è un laureato in psicologia, ha fatto un esame di Stato ed è iscritto ad un albo professionale (se avete dubbi sulla persona potete consultare l'albo nazionale e trovare informazioni). Questa è sicuramente una garanzia relativamente alla formazione della persona, poi può non essere la persona giusta per voi! Lo psicoterapeuta ha fatto questo percorso sopra citato ma in aggiunta ha proseguito gli studi per altri 4 anni specializzandosi in una tematica precisa e nel trattamento di patologie più complesse, oltre ad aver fatto un'analisi personale (elemento a mio avviso importante per poter aiutare gli altri, "medice cura te ipsum" dicevano i latini) e aver svolto per quel quadriennio un tirocinio in un ospedale come psicoterapeuta in formazione. Per i medici vale analogamente quanto scritto fin'ora. Diversa cosa per i counselor, life coach: la formazione è generalemente conseguita dopo un diploma, il corso di formazione dura 3 anni a cadenza di un we al mese, il più delle volte (alcune scuole hanno una frequanza diversa). Non esiste un albo di appartenenza per queste figure anche se recentemente si cerca di essere inseriti in associazioni di categoria.

2) RIFERIMENTI LEGISLATIVI
La legge italiana regolamenta l'attività di psicologo e gli riconosce la qualità sanitaria delle prestazioni (la fattura è infatti scaricabile ai fini fiscali mentre ciò non può essere fatto per le altre professioni di natura non medica). Per i counselor, life coach, reflector questo non avviene, dato che in Italia queste figure non sono regolamentate con norme precise e questo, purtroppo, alimenta un mercato commerciale di scuole, enti che organizzano corsi per diventare un "professionista" della salute. Naturalmente non tutte le scuole hanno questa mission commerciale alle spalle, tuttavia il trend attuale è orientato in tal senso. La durata della formazione in questi contesti può variare dal week-end ai master iperformativi nel giro di pochi mesi (quando va bene!).
Ora, è bene ricordare che la legge vieta a queste figure di operare nelle situazioni dove è presente una psicopatologia pena l'abuso della professione di psicologo (così come avviene analogamente per i medici per le attività a loro dedicate). Le difficoltà di natura non psicopatologia, l'orientamento in situazioni difficili ma facilmente affrontabili possono rientrare nel loro campo di azione.

3) PASSAPAROLA O INTERNET
Ritengo, a questo punto del discorso, che una buona scelta sia sempre quella che nasce dal passaparola tra amici, parenti che si sono trovati in passato a fare degli incontri con quel professionista. E' un modo diretto dove la fiducia per la persona cara che ti "informa" dell'esistenza di quello studio professionale, si trasferisce direttamente sul professionista che si ha intenzione di chiamare. In altri casi, quando questa esperienza non è presente o non si vuole far sapere del bisogno attuale di aiuto ai propri conoscenti, il mio consiglio è quello di leggere con attenzioni le informazioni contenute sul sito dello studio che si pensa di contattare. Molto spesso, sono infatti presenti già sul sito contenuti e informazioni che possono dare una prima risposta a quello che si sta cercando e questo diviene un modo per escludere eventuali realtà che non contemplano la risposta al proprio bisogno.

4) ASCOLTARE LE PROPRIE SENSAZIONI
In ultimo, dopo aver valutato, escluso molte realtà e scelto il proprio professionista, è bene dare ascolto alla propria "pancia" e alle sensazioni che ci provengono dopo averlo contattato. I primi colloqui sono spesso un banco di prova per la persona che inizia a sentire se ha trovato il SUO posto dove poter portare il proprio malessere ed iniziare a lavorarci insieme al terapeuta, in quello che io definisco "una sonata a 4 mani".

A cura del dott. Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta
santini@percorsipsicologici.com


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Psicologo Sesto San Giovanni: nasce il blog

30/5/2014

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Il nostro centro clinico lavora da anni nel campo della salute e del benessere psicologico ed è formato da un gruppo di professionisti che operano a Sesto San Giovanni e a Milano, occupandosi di psicologia e psicoterapia e servizi rivolti alla cura di disturbi quali ansia, attacchi di panico, depressione, disturbi alimentari.

Per contattarci potete utilizzare il modulo contatti.

In questo blog pubblicheremo articoli sul mondo della psicologia e non solo.

Continuate a seguirci....
Dott. Marco Santini - psicologo, psicoterapeuta
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    Gli articoli presenti in questo blog di psicologia sono redatti dallo staff dello studio di psicologia e psicoterapia "Percorsi Psicologici" nel comune intento di divulgare temi a carattere psicologico e di fare cultura per un sano benessere psicologico.

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