Negli ultimi mesi, sono stato contattato da diversi genitori con figli adolescenti che mostravano segni di sofferenza nella frequenza scolastica dei primi anni delle superiori.

In questi casi, come spesso mi capita, è sempre opportuno affrontare il problema da diversi punti di vista: in primis, valutare se nella coppia genitoriale procede tutto “bene” o se vi sono “delle turbolenze” che possano far cadere la tenuta scolastica dei propri figli (che in questo caso, manifesterebbero con l’assenza scolastica un malessere familiare più che un loro problema personale).
In questi casi, una volta che i genitori si mettono al lavoro sulle loro problematiche ne segue spesso una risoluzione del sintomo fobico.

Altro problema, invece, quando l’evitamento della scuola risulterebbe un problema “personale”: in questi casi, potrebbe trattarsi più di un problema evolutivo identitario, si potrebbe definire un blocco del normale processo di soggettivazione ed identificazione.

Per spiegarlo, si deve prendere in esame quello che di norma succede in quegli anni: si è alle prese con un nuovo gruppo di pari (i nuovi compagni di classe) con cui passare del tempo ed interagire per fare nuovi legami di amicizia. Intanto, parallelamente, i giovani sono alle prese con nuove richieste di performance più competitive e pressanti (le richieste delle scuole superiori sono più pressanti rispetto agli anni precedenti), anche il corpo è alle prese con un’evoluzione e trasformazione sia sul piano fisico e che psicologico. Tutti questi elementi caratterizzano il quotidiano dei giovani di quell’età (sto parlando di ragazzi di 14 – 16 anni). Se tutti questi elementi sono in equilibrio, il giovane (sia esso maschio che femmina) sperimenterà una crescente fiducia di base nelle proprie capacità, che si stanno ampliando (sia sociali che didattiche) e proseguirà nel suo percorso evolutivo.

Laddove, invece, si dovesse verificare uno squilibrio tra questi elementi, potrebbe verificarsi un blocco, un ritiro da parte del giovane che vivrebbe un crescente malessere e una difficoltà nel perseguire la sua “nuova nascita” in questo nuovo contesto. In questi casi è bene intervenire subito affinchè questo ritiro non si cristalizzi e diventi l’abitudine del giovane (le forme di hikikomori sono gli estremi di questo disagio).

I blocchi scolastici possono essere superati e divenire, nel tempo, un ricordo  per il giovane della sua capacità di affrontare i problemi che la vita gli pone.

A cura del dott. Marco Santini
Psicoterapeuta Sesto San Giovanni (MI)
santini@percorsipsicologici.it